Una delle misure previste nel disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro relative alla modifica della disciplina del contratto a termine riguarda la cosiddetta causale, ossia l’obbligo di indicare quali sono le esigenze di carattere tecnico, organizzativo, produttivo o sostitutivo che rendono necessario il ricorso al contratto a termine. Tale obbligo viene eliminato, ma solo per il primo contratto. Nel disegno di legge è previsto anche l’allungamento del periodo minimo che deve passare tra un contratto a termine e l’altro. Attualmente, il contratto a tempo determinato può essere prorogato una sola volta e, quando scade, riproposto al lavoratore solo dopo 20 giorni (ovvero 10 se il primo rapporto non ha superato la durata di 6 mesi). Nella nuova disciplina, il periodo che deve trascorrere tra un contratto e l’altro è fissato in 90 giorni (ovvero 60 se la durata iniziale non è superiore a 6 mesi). Infine, per scoraggiare l’utilizzo del contratto a termine, oltre che per finanziare la nuova indennità di disoccupazione (“ASPI”), è previsto l’incremento del costo contributivo (aliquota contributiva aggiuntiva pari all’1,4%, fatte salve alcune eccezioni, quali i lavoratori assunti in sostituzione di colleghi assenti, lavoratori stagionali ed apprendisti).